I prossimi giorni potrebbero essere quelli decisivi per un lento e graduale ritorno alla normalità. Il Coronavirus sta allentando la sua morsa in tutte le parti d’Italia, anche quelle in cui la crisi è stata più pesante soprattutto in avvio di epidemia. Ma c’è il settore del gioco che fa ancora i conti con una crisi senza fine.
In particolare, i gestori dei centri scommesse e delle sale gioco stanno vivendo un vero e proprio incubo. Sono loro alcuni degli esercizi commerciali che hanno dovuto chiudere a causa dall’avvio del lockdown. E per questo motivo sono stati persi migliaia di euro di incassi, dovuti alla mancanza di flusso di gioco e di clienti in arrivo.
Ecco perchè è molto alto il rischio che le conseguenze del Coronavirus vadano ben oltre la fase di lockdown. E sono gli stessi diretti interessati a rendere noto lo stato comatoso in cui versa il mercato terrestre. Come nel caso di Giuseppe Grupposo, gestore di alcune agenzie di scommesse, sentito da Agimeg.
Si chiude o si licenzia?
“Già prima del coronavirus – ha dichiarato Grupposo – molte agenzie facevano fatica ad andare avanti, ora almeno il 30% rischia il fallimento poiché alla riapertura il fatturato sarà del 65% inferiore. Anche con la ripartenza dei campionati di calcio non riusciremo a salvare i posti di lavoro perché i costi sarebbero troppo elevati”.
Grupposo si chiude se la riapertura dei centri scommesse e delle sale gioco sia la soluzione migliore. Anche perchè il Coronavirus porterebbe, anche in caso di riapertura, un flusso di gioco (e quindi di lavoro) molto soft. Ecco perchè l’intervistato considera “una soluzione migliore non riaprire, piuttosto che dover licenziare i lavoratori per mancanza di fatturato”.
Da parte di uno degli addetti ai lavori, inoltre, arriva un appello nei confronti del Governo: “Per dare respiro ad un settore che è stato da sempre martoriato, i governanti dovrebbero provvedere all’eliminazione del divieto di pubblicità per il gioco d’azzardo e diminuire notevolmente le tasse a nostro carico affinché ci diano la possibilità di ripartire”.
Dunque stop alle norme presenti nel Decreto Dignità e possibilità di pubblicizzare il gaming senza i limiti attualmente imposti. E Grupposo chiude facendo capire che la distanza sociale non sarebbe un problema nei locali autorizzati da AAMS: “Anche all’interno dei nostri locali può essere ottemperato il distanziamento sociale attraverso alcuni accorgimenti, così da garantire la possibilità di riaprire, potendo offrire tutte le tipologie di gioco”.